Different approach to the subclinical diagnosis in relation to the oncological therapy used


Diversità nell’approccio alla diagnosi subclinica in relazione alla terapia oncologica impiegata
Roberta Manganaro, MD; Scipione Careri, MD; Concetta Zito, MD, PhD

Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale, Università degli Studi di Messina, Messina, Italia. UOC di Cardiologia con UTIC, Azienda Ospedaliera Universitaria “Policlinico G. Martino” e Università degli Studi di Messina

Abstract

Lo sviluppo di cardiotossicità è una temibile complicanza dei trattamenti antineoplastici. La forma più frequente, ma non l’unica, di cardiotossicità è rappresentata dalla disfunzione ventricolare sinistra fino al quadro dello scompenso cardiaco conclamato. Dunque la gestione dei pazienti oncologici richiede una stretta collaborazione tra oncologi e cardiologi nelle varie fasi del trattamento. La possibilità di effettuare una diagnosi subclinica di cardiotossicità rappresenta uno strumento fondamentale, consentendo di poter intervenire già ad una fase precoce del danno cardiovascolare. Il primo passo è rappresentato dalla stratificazione del rischio cardiovascolare globale del paziente, sulla base del quale verrà poi pianificata la strategia di gestione sia in termini di tipo e dosaggio degli agenti anti-tumorali, che in termini di timing e frequenza di monitoraggio cardiologico, che eventualmente in termini di cardioprotezione. La possibilità di avvalersi di strumenti quali la misura dello strain globale longitudinale e/o il dosaggio dei biomarcatori, quando possibile e indicato, consente una più precoce rilevazione di un eventuale danno cardiotossico o il rischio del suo svilupparsi. La diversa strategia per la diagnosi subclinica è anche influenzata dal tipo di agente anti-tumorale impiegato, in particolare per le antracicline e il trastuzumab, per i quali verranno fornite indicazioni in merito alle strategie di monitoraggio consigliate.

Parole chiave:  Cardiotossicità, Diagnosi subclinica, Monitoraggio, Rischio cardiovascolare.

Abstract

The development of cardiotoxicity is a complication of antineoplastic treatments. Left ventricular dysfunction and heart failure are the most frequent, even if not the only, manifestations of cardiotoxicity. Therefore, the management of cancer patients requires a close collaboration between oncologists and cardiologists in the various stages of antineoplastic treatment. The possibility of performing a subclinical diagnosis of cardiotoxicity is a fundamental tool, allowing to intervene at an early stage of cardiovascular damage. Cardiovascular risk stratification is the first step, based on which the management strategy will be planned, in terms of type and dosage of antineoplastic drugs, timing and frequency of cardiological follow-up, and eventually cardioprotection. The possibility of using tools such as the measurement of global longitudinale strain and / or the dosage of biomarkers, when possible and indicated, allows an earlier diagnosis of cardiovascular damage. The different strategy for subclinical diagnosis is also influenced by the type of anti-cancer treatment employed, in particular for anthracyclines and trastuzumab, for which indications about cardiological follow-up will be provided.

Key words:  Cardiotoxicity, Subclinical diagnosis, Follow-up, Cardiovascular risk.


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