Cardiologia Ambulatoriale – Outpatient cardiology
Published 4 times a year, Cardiologia Ambulatoriale – Outpatient Cardiology, is the official Journal of the Italian Association Outpatient Cardiologists (A.R.C.A. – Associazioni Regionali Cardiologi Ambulatoriali). In line with the Association’s policy, Cardiologia Ambulatoriale is designed specifically for cardiologists and the other medical specialists interested to the outpatient care of cardiovascular diseases. Cardiologia Ambulatoriale publishes editorials, original articles, reviews, case reports and discussions, both in Italian and English languages, mainly focusing on topics regarding practical cardiology. Nevertheless, the Journal also addresses many other topics, expecially related to scientific updates and basic research, connected to Practical Cardiology. It is the Journal’s policy agreeing with the most commonly accepted ethical rules of medical scientific publications.
Categories of the articles
Cardiologia Ambulatoriale – Outpatient Cardiology publishes the following types of articles:
– Editorials (only by Editors invitation)
– Reviews
– Original articles
– Clinical and epidemiological investigations
– Case reports
– Collaborations
– Health policy
– Forensic medicine
– Focus on clinical trials
– Focus on main topics
– Short communications
– Letters to the Editors
– Medical congresses
– News from Scientific Societies
– Updates in clinical cardiology
– Errata corrige
In addition to these articles categories, also thematic headings such as Electrocardiography, Echocardiography, Heart Failure, Metabolism and Cardiovascular Risk and Forensic Cardiology are regularly published in the journal, generally on Editors invitation.
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La nostra mission
Il futuro di Cardiologia Ambulatoriale
di E. Antoncecchi e E. Orsini (Card Amb 2014 Vol 22 N.1 pag 1)
Nell’editoriale che ha aperto il numero 4 del mese di dicembre 2013 di Cardiologia Ambulatoriale, Sandro Fontana ha preso commiato dai lettori, annunciando le sue dimissioni da editor della rivista. Sandro Fontana ha diretto ininterrottamente la rivista delle Associazioni Regionali Cardiologi Ambulatoriali (ARCA) dal 2005 a oggi, raccogliendo l’eredita di Vittorio Fabbrocini e firmando trentasei numeri e diversi supplementi del Giornale. In questi nove anni, Cardiologia Ambulatoriale ha vissuto e testimoniato alla comunità scientifica la crescita e la definitiva maturazione di ARCA, che ha raggiunto una precisa collocazione, al fianco della cardiologia ospedaliera e universitaria, nel panorama cardiologico italiano.
L’Editor di questi nove anni consegna nelle nostre mani, e soprattutto nelle mani dei lettori, una rivista in buone condizioni di salute, con una fisionomia ben tracciata e con una serie di collaborazioni di egregio livello scientifico. Non possiamo che essergliene grati.
Come nuovi Direttori scientifici di Cardiologia Ambulatoriale intendiamo dunque ripartire da qui, utilizzando al meglio le risorse gia acquisite, ma facendo contemporaneamente un’analisi tesa a individuare eventuali margini di miglioramento e a tracciare un percorso di crescita futura, per affrontare anche le criticità che affliggono l’intera editoria scientifica. Si dice, infatti, che l’editoria medico-scientifica stia attraversando, ormai da anni, una crisi profonda di valori e di qualità, che si e tradotta in una progressiva involuzione degli investimenti finanziari e intellettuali. Tale affermazione rimarrebbe generica e sterile se non analizzata in dettaglio. In realtà, la crisi dell’editoria medica non e globale, ma colpisce soprattutto le riviste che hanno un livello qualitativo, mediatico e di diffusione medio-basso e non interessa i pochi giornali (non più di tre-quattro testate per ogni area medica) che detengono la leadership nella formazione e nella circolazione delle conoscenze.
Uno dei motivi più frequentemente chiamati in causa per spiegare la crisi dell’editoria medica è la concorrenza spietata esercitata da Internet nella circolazione delle idee. Con la sua rapidità, capillarità e interattività, il Web e uno strumento formidabile di comunicazione e di diffusione dell’informazione, anche se la frenetica e incontrollata immissione di informazioni, la cui qualità non e sempre garantita, ne rappresenta un punto debole. Riteniamo che Cardiologia Ambulatoriale dovrà non soltanto potenziare la sua presenza e la sua accessibilità on-line, ma stimolare i propri lettori, abituali od occasionali, con ogni forma di iniziative (per esempio la formazione a distanza, già adottata da molte Società Scientifiche attraverso gli specifici strumenti mediatici). La presenza on-line, con tutti i vantaggi della rete, garantendo tuttavia la certezza dell’informazione attraverso lo stretto legame a una rivista e a un’associazione che rappresentano per il cardiologo ambulatoriale (e non solo) garanzia di qualità, e un’occasione che dovrà essere colta e perseguita con determinazione.
Requisito essenziale per potersi collocare tra le fonti bibliografiche consultabili in rete è essere inclusi in un elenco riconosciuto a livello internazionale: il cosiddetto Citation Index. Tale metodologia di indicizzazione, proposta per la prima volta da Garfield nel1955, ha portato negli anni alla creazione di una istituzione (ISI, Institute for Scientific Information) che, a livello internazionale, si occupa della gestione delle informazioni medico-scientifiche in Internet, attraverso PubMed. PubMed e il sistema di recupero delle informazioni presenti in Medline (versione informatizzata) e nell’Index Medicus (versione cartacea) della più grande biblioteca medico-scientifica mondiale, la National Library of Medicine. Una rivista e “indicizzata” se è presente in PubMed, ma essere inseriti in questo elenco e tuttavia estremamente difficile a causa di criteri di accesso rigorosi ed estremamente selettivi. Fortunatamente esistono in rete, in particolare a livello europeo, altri “indici” più facilmente accessibili, meno prestigiosi ma ugualmente importanti. E nostra intenzione riprendere il percorso di indicizzazione di Cardiologia Ambulatoriale, già iniziato in passato e interrotto non per la mancanza dei requisiti, ma per la cessazione di attività del precedente editore della rivista.
Nonostante l’indubbia importanza della presenza in rete, riteniamo tuttavia che non sia ancora giunto il momento di rinunciare definitivamente alla vecchia carta stampata. Il fascino della rivista portata sotto il braccio, tenuta sulla scrivania dello studio o nella libreria, sfogliata, evidenziata, sottolineata e appuntata a margine con la penna, e ancora troppo importante per i cardiologi della nostra generazione.
Un altro motivo di crisi dell’editoria scientifica e senza dubbio quello economico, a cui spesso consegue anche una crisi di idee, che – per vari motivi – trovano nella disponibilità finanziaria la possibilità di espressione. L’industria privata ha fino a oggi sostenuto gran parte della ricerca biomedica, della formazione medica e dell’aggiornamento culturale, attraverso la promozione degli studi clinici, la produzione bibliografica e l’organizzazione congressuale. In questo momento di crisi economica e di cambiamento dell’informazione e non ultimo per un lieve calo di interesse del settore cardiologico a vantaggio di altri settori, l’industria ha progressivamente distolto la propria attenzione dall’editoria, continuando a sostenere soltanto riviste di particolare prestigio.
Ma se e vero che riviste a basso indice di diffusione non potranno mai ospitare i risultati dei grandi trial internazionali, la collaborazione tra industria e società scientifiche nazionali si potrebbe comunque realizzare nella pianificazione di progetti formativi e di ricerca clinica di comune interesse, a carattere nazionale o regionale. Da questo punto di vista ARCA, con la sua struttura regionale e la sua forte collocazione sul territorio, offre un’occasione irripetibile per rilanciare una tipologia e una metodologia di ricerca medica (osservazionale, prospettica, controllata eccetera) di ampie dimensioni e di lungo termine, spesso impossibile nei centri ospedalieri. Se ARCA sarà in grado di cogliere questa formidabile opportunità, attraverso iniziative nazionali o locali, Cardiologia Ambulatoriale sarà sempre pronta a collaborare per la diffusione delle conoscenze prodotte. In questo modo la nostra rivista potrà occupare uno spazio unico e del tutto singolare nel panorama editoriale cardiologico italiano, quello della practice cardiology.
Ovviamente e indispensabile che gli organi istituzionali dell’Associazione e ogni singolo socio si impegnino per la realizzazione di questo progetto. Il nostro appello e rivolto in primo luogo ai giovani ricercatori, per cui Cardiologia Ambulatoriale può rappresentare una “palestra di esercizio” proiettato al futuro. Sfogliando gli indici dei precedenti numeri della Rivista, chiunque potrebbe constatare che molti articoli originali, rassegne, editoriali, casi clinici e rubriche di indubbio spessore scientifico, sono stati firmati da giovani Autori.
Per quanto riguarda il format della rivista, riteniamo che Cardiologia Ambulatoriale debba mantenere la struttura attuale, frutto di un sapiente equilibrio maturato negli anni. Pertanto riteniamo che un numero “ideale” dovrebbe avere questa composizione: uno o due editoriali che interpretino le tendenze e le tematiche generali della cardiologia ambulatoriale o commentino lavori di particolare interesse; alcune rassegne tematiche su argomenti di particolare importanza; un buon numero di articoli originali, che testimonino l’attività scientifica originale di Autori che hanno ritenuto di trovare nella nostra rivista la giusta collocazione; pochi casi clinici di indubbio interesse, che stimolino il lettore a una riflessione sui percorsi diagnostici e terapeutici: l’esperienza insegna che un eccesso di casistiche cliniche e spesso utilizzato per colmare altre lacune editoriali; rubriche di elettrocardiografia, ecocardiografia, ipertensione arteriosa e di cardiologia forense, che da anni forniscono ai lettori di Cardiologia Ambulatoriale spunti di riflessione particolarmente dotti e fra cui, in particolare, la rubrica di cardiologia forense e un contributo unico che ARCA fornisce con puntualità a tutta la comunità cardiologica italiana; a queste vorremmo aggiungere un’altra rubrica, “Dalle regioni”, un contributo periodico tratto da Congressi o iniziative Regionali ARCA, proposto direttamente dai rispettivi Presidenti Regionali, che offra uno spaccato delle attività e delle organizzazioni locali, spesso estremamente originali e interessanti, che concorra a formare un puzzle della multiforme realtà cardiologica italiana.
Intendiamo a questo punto proporre una riflessione finale. La vera crisi dell’editoria medica e imputabile soltanto a Internet o alla mancanza di investimenti? Non potrebbe essere invece una crisi di contenuti e di idee su come diffonderli? Il nostro sogno e invece quello di poter selezionare lavori con contenuti di buona qualità e con una precisa connotazione pratica e di saperli proporre in una rivista capace di rappresentare gli indirizzi, le tendenze scientifiche e la realtà clinica della cardiologia ambulatoriale italiana, al fine di destare l’interesse dei lettori e di fornire loro uno strumento realmente utile nella pratica professionale.
Per ora non possiamo che ringraziare il Presidente Nazionale, Giovanni Battista Zito, e il Consiglio Direttivo per la fiducia che hanno ritenuto di conferirci nell’interesse di ARCA.
Nell’epoca di Internet c’è ancora spazio per le riviste medico-scientifiche?
di Sandro Fontana- Cardiologia ambulatoriale 2005;1:6
Le riviste scientifiche sono nate nel 1600, quando i ricercatori hanno fondato le prime società scientifiche e hanno tenuto le prime riunioni per comunicare i risultati delle loro ricerche.
Questi interventi venivano presentati in forma di brevi comunicazioni scritte che successivamente venivano raccolte in nuove pubblicazioni come le Transactions of the Royal Society of London.
Queste raccolte di brevi presentazioni divennero poi le prime riviste. Non tutti gli scienziati, però, erano concordi nel considerare le nuove riviste progressi scientifici.
Come riporta Ann McKibbon nella sua Guida alla ricerca delle informazioni scientifiche edita dal Pensiero Scientifico, Sir Isaac Newton riteneva che questi nuovi giornali mancassero di precisione e non volle mai avere a che fare con essi. Egli riteneva che coloro che non avessero abbastanza idee e fatti da poter riempire un libro non meritassero di essere chiamati scienziati.
Tuttavia, alla fine del XVIII secolo le riviste erano ormai diventate il mezzo più diffuso di comunicazione scientifica. In seguito, il numero di pubblicazioni è andato sempre più aumentando fino a raggiungere i livelli attuali, rendendo problematica la ricerca delle informazioni stesse.
Quarant’anni fa, nel 1966, è nato Med Line (l’equivalente cartaceo era l’Index Medicus), un data base informatico che comprende più di nove milioni di citazioni da oltre 4000 riviste scientifiche.
Tra le riviste, alcune hanno raggiunto un livello scientifico e un prestigio tali da costituire un riferimento per la professione medica nelle sue varie articolazioni specialistiche.
Nell’epoca di Internet c’è ancora spazio per le riviste medico-scientifiche? Gli editori più importanti ritengono che, pur in forma elettronica, le riviste continueranno ad avere un ruolo nella comunicazione, nell’informazione e nella formazione. Peraltro, Internet ci consente un più veloce accesso a una maggiore quantità di informazioni, ma rimane irrisolto il problema del controllo dell’informazione stessa. Esistono inoltre, a mio avviso, campi in cui la rivista di una società medicoscientifica può trovare spazio perché risponde a bisogni non soddisfatti dagli altri mezzi di comunicazione.
I medici, infatti, hanno bisogno per la loro attività professionale di conoscere le tendenze della ricerca e della pratica clinica, di avere notizie riguardanti la vita professionale e la politica sanitaria.
Infine, una rivista può migliorare la comunicazione con i colleghi, con i ricercatori e con l’industria farmaceutica dove avviene una parte non secondaria della ricerca biomedica.
Alla luce di queste considerazioni, 13 anni dopo la fondazione, il Consiglio Direttivo dell’ARCA ha deciso di puntare ancora sulla rivista come mezzo di comunicazione, rinnovandone in parte formato e contenuti, direzione e collaboratori, per rispondere alle esigenze di cui sopra e per il non facile cammino dell’indicizzazione.
Di quest’ultimo problema parleremo nei prossimi numeri.
Ci proponiamo con il nostro giornale di focalizzare l’attenzione sulla fase extraospedaliera del paziente sofferente di cuore, sul prima e sul dopo ospedale, sulla prevenzione e sulla riabilitazione, sul follow-up, sulla razionalizzazione del percorso terapeutico del malato, sull’integrazione ospedale-territorio.
Colgo l’occasione per ringraziare quanti hanno contribuito alla realizzazione di questo numero e chiedo la collaborazione di tutti i soci: riflessioni, consigli, critiche e, soprattutto, contributi scientifici.