Obesity as a Disease and Cardiovascular Risk: Advances in Pharmacological Therapy


La malattia obesità ed il rischio cardiovascolare: evoluzione della terapia farmacologica
Guido Salvetti¹; Alessio Basolo¹; Paola Fierabracci¹; Giulia Galli²
¹ Centro Obesità e Lipodistrofie, Endocrinologia 1 – Azienda Ospedaliero-Universitaria Pisana
² AUSL Toscana Nordovest, Ospedale Versilia, U.O.S. Diabetologia e Malattie Metaboliche

Abstract

L’obesità è oggi riconosciuta come una malattia cronica, recidivante e complessa, determinata dall’interazione di molteplici fattori genetici, ambientali, metabolici, psicologici e socio-culturali. Rappresenta uno dei principali problemi di sanità pubblica a livello globale, con oltre un miliardo di persone affette, inclusi bambini e adolescenti.
Attualmente, la classificazione dell’obesità si basa prevalentemente sull’indice di massa corporea (IMC), un parametro semplice ma limitato, in quanto non distingue tra massa grassa e massa magra né valuta la distribuzione del tessuto adiposo, elemento cruciale nella stratificazione del rischio cardiometabolico.
L’obesità è associata a un incremento significativo del rischio di sviluppare patologie croniche non trasmissibili, quali diabete mellito tipo 2, ipertensione, dislipidemie, malattie cardiovascolari, MASLD/MASH, apnee ostruttive del sonno, alcune neoplasie e disturbi neuropsichiatrici. La riduzione del peso corporeo, anche modesta (5–10%), si associa a miglioramenti clinici rilevanti; perdite ≥15% mostrano un impatto ancora più marcato, fino alla possibile remissione del diabete tipo 2 e a una riduzione significativa della mortalità cardiovascolare e totale.
In quanto patologia cronica, l’obesità richiede un approccio terapeutico personalizzato, multidisciplinare e prolungato nel tempo, volto non solo al raggiungimento del calo ponderale, ma soprattutto al mantenimento dei risultati e al miglioramento delle comorbidità.
Negli ultimi anni, l’introduzione di farmaci anti-obesità innovativi ha rappresentato un cambio di paradigma. In particolare, gli agonisti del recettore GLP-1 (come semaglutide) e i dual agonisti GLP-1/GIP (come tirzepatide) hanno dimostrato un’efficacia superiore nel ridurre il peso corporeo.
Oltre alla perdita ponderale, questi farmaci mostrano benefici cardiovascolari diretti, indipendenti dal calo di peso, come la riduzione dell’infiammazione sistemica, il miglioramento della funzione endoteliale e la protezione a livello miocardico e renale. Tali evidenze, emerse da studi clinici di grandi dimensioni, indicano una reale possibilità di modificare la storia naturale della malattia e delle sue complicanze.
L’obesità, pertanto, deve essere trattata con la stessa sistematicità riservata ad altre malattie croniche, superando stigma e approcci frammentari. Le nuove opzioni terapeutiche offrono strumenti concreti per una gestione più efficace e sostenibile, con l’obiettivo di migliorare la qualità di vita e l’outcome dei pazienti.

Parole chiave: Obesità; Rischio cardiometabolico; Agonisti del recettore GLP-1/GLP-1-GIP.

Abstract

Obesity is now recognized as a chronic, relapsing, and complex disease, resulting from the interaction of multiple genetic, environmental, metabolic, psychological, and socio-cultural factors. It represents one of the most significant global public health challenges, affecting over one billion individuals, including children and adolescents.Currently, obesity is predominantly classified based on body mass index (BMI), a simple yet limited tool, as it does not differentiate between fat and lean mass nor assess fat distribution—an essential element in cardiometabolic risk stratification.Obesity is strongly associated with an increased risk of developing non-communicable chronic diseases, including type 2 diabetes mellitus, hypertension, dyslipidemia, cardiovascular disease, MASLD/MASH, obstructive sleep apnea, certain cancers, and neuropsychiatric disorders. Even modest weight loss (5–10%) is associated with clinically meaningful improvements; reductions of ≥15% have shown even greater benefits, including potential remission of type 2 diabetes and significant reductions in cardiovascular and all-cause mortality.As a chronic disease, obesity requires a personalized, multidisciplinary, and long-term therapeutic approach – aimed not only at achieving weight loss but, more importantly, at maintaining results and improving associated comorbidities.In recent years, the emergence of innovative anti-obesity pharmacotherapies has marked a paradigm shift. Notably, GLP-1 receptor agonists (e.g., semaglutide) and dual GLP-1/GIP receptor agonists (e.g., tirzepatide) have demonstrated superior efficacy in promoting weight loss. Beyond weight reduction, these agents confer direct cardiovascular benefits – independent of weight loss – such as reductions in systemic inflammation, improved endothelial function, and myocardial and renal protection. Evidence from large-scale clinical trials supports their potential to significantly alter the natural course of obesity and its complications.Obesity should therefore be managed with the same systematic clinical approach as other chronic diseases, overcoming stigma and fragmented care. New therapeutic options offer concrete tools for more effective and sustainable management, with the overarching goal of improving patients’ quality of life and clinical outcomes.

Key words: Obesity; Cardiometabolic risk; GLP-1/GLP-1-GIP receptor agonists.


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