Presentazione
Abstract
La farmacologia clinica cardiovascolare ha fatto enormi progressi negli ultimi 20 anni. Dopo un lungo periodo, fino ai primi anni 2000, in cui poche ed isolate novità farmacologiche sono state messe a disposizione della comunità medica, dal 2007 una serie di grandi trials storici ha arricchito il bagaglio terapeutico con nuovi farmaci e classi omogenee di farmaci che hanno sensibilmente migliorato le possibilità di trattamento medico di numerose malattie cardiovascolari.
Ci riferiamo ai nuovi antiaggreganti prasugrel (2007) e ticagrelor (2009), inibitori P2Y12, che hanno rivoluzionato, dopo clopidogrel, le possibilità di trattamento delle sindromi coronariche acute ed affiancato efficacemente l’interventismo coronarico.
Nel 2009, il trial registrativo di dabigatran ha segnato una svolta epocale nella terapia anticoagulante. Una nuova classe di farmaci, gli anticoagulanti orali ad azione diretta, arricchita rapidamente da rivaroxaban, apixaban e edoxaban, ha sostituito quasi definitivamente i vecchi antagonisti della vitamina K, con risultati sorprendentemente omogenei per efficacia e sicurezza.
In tema di prevenzione cardiovascolare, dal 2015 una nuova classe di farmaci ipocolesterolemizzanti (gli inibitori PCSK9 evolocumab e alirocumab) ha permesso di ottenere riduzioni della colesterolemia fino ad allora impensabili, anche utilizzando le statine ad alta intensità associate ad ezetimibe. Dopo di allora, la ricerca sulle dislipidemie si è ulteriormente arricchita, con la sorprendente documentazione, nel 2018, dell’impatto prognostico positivo esercitato da icosapent ethyl nell’ipertrigliceridemia. Ai farmaci ipocolesterolemizzanti si sono poi affiancati altri agenti (acido bempedoico, 2019 e inclisiran, 2020), che hanno permesso di raggiungere risultati farmacologici significativi.