Virdimura: the first legally accredited female doctor in the history
della storia legalmente riconosciuta
Abstract
Virdimura è stata la prima donna che, nella storia, ha avuto il riconoscimento legale ad esercitare la professione medica. La prova che ciò è realmente avvenuto è conservata all’Archivio di Stato di Palermo, ove è esposto il testo della Licentia Curandi concessa a Virdimura nel novembre del 1376.
Ella fu esaminata dagli Augusti Doctori e dal Dienchelele, che la sottoposero ad un esame orale per l’Ars Medica ed a prove pratiche per l’Ars Chirurgica, che superò con maxima laude (Figura 1).
La straordinarietà di questa licenza sta nel fatto che Virdimura dettò delle condizioni per accettare questo riconoscimento, e cioè che le cure dovevano essere prestate senza “nulla avere a pretendere”, ai poveri, alle donne, ai bambini, ai disabili ed in particolare ai neurodisabili. E non soltanto questo, ma anche che lo stesso riconoscimento andasse a tutte le donne che da lei avevano imparato l’Ars Medica e l’Ars Chirurgica, in modo tale che le sue allieve potessero esercitare dopo di lei la professione.
Questa bimba che nacque già orfana di madre, morta di parto, fu cresciuta solo dal padre, Maestro Uria, figura carismatica, un santone di religione ebraica, che era pronto a curare tutti, anche le persone di diversa religione, anche se poi costretto a pagare un’ammenda (perché per la legge allora vigente, i medici ebrei non potevano curare persone di diversa religione, pena una multa in denaro).
Egli non volle dare subito un nome alla bambina, ma solo dopo aver visto un segno. Questo avvenne quando vide le Mura di Catania. Mura forti ricoperte da un muschio morbido e verde. Virdi (morbido come il muschio delicato e verde come la speranza) e Mura (con la forza insita in una fortificazione).
Così fin da piccolissima, come se avesse la sensazione che qualcosa li potesse dividere, le insegnò tutto quello che egli aveva catalogato in Libri di Erboristeria, quindi tutte le funzioni curative delle piante, l’arte del rendere felice anche l’anima ascoltando la musica e danzando e sorridendo (bisogna sorridere tre volte al giorno per star bene e 100 volte se un matto inventa una poesia), l’arte del lenire il dolore, di medicare le ferite, di far partorire le donne, di fare piccoli interventi chirurgici (come la cataratta) e quindi anche le anestesie, fino ad arrivare poi all’intervento che ridiede dignità a molte donne (plastica della vagina e ricostruzione dell’imene) e che segnò l’inizio della formazione di una vera e propria Scuola di Medicina e Chirurgia (Tabelle 1 e 2)