THE CANCER PATIENT AND THE MECHANISMS OF CARDIOTOXICITY
Abstract
Nel corso degli anni si è assistito progressivamente ad un notevole miglioramento della prognosi dei pazienti oncologici con un conseguente aumento della sopravvivenza media e della prevalenza. Il crescente numero di pazienti oncologici trattati e il conseguente invecchiamento della popolazione hanno posto la necessità di una gestione sempre più completa e complessa dei soggetti nei quali molte volte co-esistono fattori di rischio cardiovascolari e comorbidità cardiologiche che predispongono allo sviluppo di fenomeni di cardiotossicità. Proprio per questo motivo, un ruolo chiave viene svolto dalla gestione multidisciplinare del paziente oncologico con team di Oncologi e Cardiologi esperti.
Per un lungo periodo il termine cardiotossicità comprendeva esclusivamente l’insorgenza di scompenso cardiaco a breve e/o lungo termine. Ad oggi invece il concetto si è ampliato e può essere utilizzato per racchiudere tutti quegli eventi avversi cardiovascolari correlati all’utilizzo dei trattamenti oncologici tra i quali la disfunzione cardiaca o l’insufficienza cardiaca, le miocarditi, le aritmie e il prolungamento del QTc, la tossicità vascolare con episodi di malattia tromboembolica e l’ipertensione arteriosa.
I meccanismi alla base dei fenomeni di cardiotossicità sono diversi ed è possibile dividerli in meccanismi di cardiotossicità di tipo 1, caratterizzati da un danno diretto al cardiomiocita, i meccanismi di Cardiotossicità di tipo 2, caratterizzati da un danno indiretto al cardiomiocita, e la Cardiotossicità di tipo 3 che determina l’insorgenza di miocarditi. Inoltre diversi trattamenti oncologici, sulla base anche di meccanismi di drug-drug interaction, possono determinare l’insorgenza di aritmie quali la fibrillazione atriale, la tachicardia ventricolare e sovra-ventricolare, la bradicardia e l’allungamento del QTc.
Parole chiave: Cardiotossicità, Oncologia, Fattori di rischio.
Abstract
During years there has been a significant progressive improvement in the prognosis of cancer patients with a consequent increase in average survival and prevalence. The growing number of treated cancer patients and the consequent aging of the population have created the need for an increasingly complete and complex management of subjects in whom cardiovascular risk factors and cardiological comorbidities often co-exist predisposing the development of cardiotoxic phenomena. Precisely for this reason, a key role is played by the multidisciplinary management of the oncological patient with a team of expert Oncologists and Cardiologists.
For a long time, the term cardiotoxicity only included the occurrence of short and/or long-term heart failure. To date, however, the concept has expanded and can be used to encompass all those adverse cardiovascular events related to the use of oncological treatments, including cardiac dysfunction or heart failure, myocarditis, arrhythmias and QTc prolongation, vascular toxicity with episodes of thromboembolic disease and arterial hypertension.
The underlying mechanisms of cardiotoxicity phenomena are different and it is possible to divide them into: type 1 cardiotoxicity mechanisms, characterized by direct damage to the cardiomyocyte; type 2 cardiotoxicity mechanisms, characterized by indirect damage to the cardiomyocyte; type 3 cardiotoxicity which determines the onset of myocarditis. Furthermore, various oncological treatments, also on the basis of drug-drug interaction mechanisms can determine the onset of arrhythmias such as atrial fibrillation, ventricular and supra-ventricular tachycardia, bradycardia and lengthening of the QTc.
Key words: Cardiotoxicity, Oncology, Risk factors.